Nel confronto, la percezione delle dimensioni

by Claudia Beggiato

Sabato mattina, appuntamento consueto.
Ore 8,45. Sto nuotando.

Vasca a dorso: la testa rivolta in alto verso la volta.

Uno spazio enorme sopra di me: pannelli quadrati che rivestono la curva del soffitto di questa piscina.
Le braccia si muovono energicamente, il corpo segue l’impulso che è dato dal mio cervello e nel frattempo, penso…
La mia mente spazia libera senza preoccupazioni; mentre nuoto, difficilmente riesco a contare le vasche che faccio perché la mia mente birichina divaga e, svincolata dalla mia testa, pensa in totale scioltezza.

E’ un momento rilassante, un momento mio soltanto.

Sulla volta della piscina, molti metri in alto, un puntino nero gironzola.
Non è un puntino, è un puntONE e se ne gira tra quelle forme quadrate.

Penso… se riesco a vederlo così grande da quaggiù, quello deve essere un bel calabrone!

La mia mente spazia… Mi soffermo sul puntino e sul ragionamento che ho fatto, sulla percezione della sua dimensione. Mi viene in mente che se posso fare questa considerazione è soltanto perché ho dei termini di paragone.
Io posso pensare che quell’essere nero in movimento sia un insetto grande, solo perché paragono la sua dimensione alle formelle del soffitto e ragiono sulla distanza che lo separa da me.

Se io non avessi nulla con cui raffrontarlo, lui rimarrebbe un puntino perché la percezione della dimensione è possibile solo attraverso il paragone con altre cose… Se l’oggetto non è inserito in un contesto, è impossibile capire quanto grande sia.

Punto interessante, mi dico!
Proseguo a nuotare e non mi curo più del grande insetto nero…