Hoplà

by Claudia Beggiato

Oplà, opplà, oppala…

Ci sono parole che rimbalzano come le vibrazioni di un’eco. Sono parole onomatopeiche che, pronunciate, imitano il suono e lo portano con sé. Sono parole che ci riportano all’infanzia e conservano la dolcezza di quel tempo in cui tutto ci sembrava possibile.

Come scrigni, conservano un tesoro e si espandono intorno mentre le pronunciamo: non hanno solo un suono quelle parole, racchiudono dei sapori, un profumo, i colori di momenti vissuti, una musica.

Oppalà, è un gioco musicale in fondo, un invito, un incoraggiamento.

Oppalà è una forma che mi ricorda quando ero piccola e quando qualche anno fa, giocavo con le mie nipotine.

Non avrei pensato di usarla come la usiamo oggi.

Oppalà è entrata nel nostro linguaggio quotidiano: è il ritmo abituale per incoraggiare una donna inferma a essere spostata nel letto.

E’ un breve atto per accompagnare un’azione faticosa e farla diventare un dolce momento di attenzione per chi si ama e che oggi ha più che mai bisogno del nostro aiuto…

“Uno, due tre… Oppalà! Ecco fatto.” Ora starai meglio.