Qual è il confine?

by Claudia Beggiato

Entro in metropolitana. La folla intorno a me si addensa di fronte alle porte che scorrono, in attesa che si aprano.
Dopo che i passeggeri sono usciti, entro e, con velocità, cerco posti a sedere prima che altri li occupino.
Ne trovo uno, magicamente. Intorno, in poco tempo, si accalcano molte persone.
Una volta seduta, mi godo quel dolce riposo ma con lo sguardo cerco intorno possibili persone anziane alle quali dovrebbe andare il posto che sto occupando.

Alcuni di loro hanno capelli d’argento; più in fondo, altri, sono calvi ma con profonde rughe sul viso. La donna di fronte a me è molto curata, anche se non più giovane.
Mi chiedo: “Qual è il confine per definire qualcuno ‘anziano’, da cedergli il posto?“.
E’ difficile da trovare, tanto che c’è il rischio di offenderlo, offrendogli quel posto a sedere..

Provo a osservarli: potrei chiedere a quello con i capelli argento, ma non sembra così anziano; e quello con le rughe?… mah. Se chiedessi alla donna di fronte, sarebbe contenta?

Comincio a guardare le mani di queste persone. Spesso le mani raccontano il tempo.
Osservo quelle dell’uomo brizzolato; le analizzo con attenzione. Passo all’altro calvo, ma anche lì non so decidermi. La donna ha mani lunghe, curate… chissà. Posso chiederle?

Volgo lo sguardo all’insegna della prossima fermata che si avvicina, mentre la metropolitana rallenta.
La scritta bianca sullo sfondo rosso dice: “Lotto”.
Sono arrivata.

Il confine è lontano.