«Parlaci del Bene e del Male»…

by Claudia Beggiato

Khalil Gibran, artista e intellettuale poliedrico di origini libanesi, traduce la sua grande sapienza in una serie di capolavori tra cui, quello più conosciuto, “Il Profeta”.

Quando rileggo alcuni stralci di quest’opera, mi disseto della sua profonda saggezza.

Nell’opera, il Profeta risponde alle domande della gente. Ne riporto alcune.

E un anziano della città disse:
Parlaci del Bene e del Male

«Io posso parlare del bene che è in voi, ma non del male.
Poiché il cattivo non è che un buono torturato dalla fame e dalla sete.
In verità, quando buono è affamato cerca cibo anche in una caverna buia e
quando è assetato beve anche acqua morta.

Siete buoni quando siete in armonia con voi stessi.
Tuttavia, quando non siete una sola cosa con voi stessi, voi non siete
cattivi.

Una casa divisa non è un covo di ladri, è semplicemente una casa divisa». […]

In ognuno di noi convivono entrambi i lati. Questa è la realtà. La singolare chiave di lettura che Il Profeta ci offre, è che il male, non esiste, Perché il male è soltanto un bene privato dell’equilibrio, che si trova in acque tortuose.

Il Profeta invita a essere compassionevoli con il male perché non è come potrebbe apparire. Compassione = CONpassione:  partecipazione e generosa comprensione.

«Voi siete buoni in molteplici modi e non siete cattivi quando non siete
buoni».
[…]

Compassione anche per i cattivi, anche per chi non è buono. Perché ognuno di noi aspira ad essere migliore e vive la vita tentando il difficile percorso che ci consente di imparare dai nostri errori, grandi o piccoli che siano. E’ in questo desiderio che giace il seme della nostra bontà, di quell’aspirazione a essere buoni che non derivi dall’educazione o da regole imposte dalla società o dai genitori, ma da ciò che siamo realmente.

«Nel desiderio del gigante che è in voi, risiede la vostra bontà, e questo
desiderio è di tutti.
In alcuni è un torrente che scorre impetuoso verso il mare, trascinando con
sé i segreti delle colline e il canto delle foreste.
in altri è una corrente placida che si perde in declivi e indugia prima di
raggiungere la sponda».

Ognuno di noi è un essere unico e speciale.

[grazie a: ” Il Profeta” di Gibran Kalil Gibran]