Un luogo, una “liaison”

by Claudia Beggiato

Vicino a casa, c’è un ampio parcheggio pubblico. Spesso semivuoto.

Un angolino di questo grande spazio è speciale. E’ un luogo che porta la voce, un ponte che collega terre lontane, liaison invisibile.

Osservo gente straniera che arriva e si siede, lì sul marciapiede, inchinati: Vi rimangono a lungo. Altri non si siedono: camminano percorrendo un piccolo tratto e tornando indietro, lì in quel punto, girando attorno a quel magnetico, magico cerchio.

In principio non capivo la ragione di questa stranezza. Poi, ho compreso che questa gente telefona. Loro chiamano casa, con puntuale periodicità. E’ un appuntamento con ciò che hanno di più caro, con le loro radici, con la loro terra e i loro cari. In quel cerchio di spazio, solo lì purtroppo, il ponte telefonico può raggiungerli e loro hanno campo per chiamare con chissà quale operatore negligente.

Ricordo da piccola, quando arrivava l’appuntamento al telefono col papà, in camera di mio fratello, tutti in fila, uno a uno, pochi secondi perché costava tanto. Mio papà era in America, lavorava là per nove mesi l’anno.  Ricordo le conversazioni; ero piccola è non sapevo mai che dirgli. Dicevo sempre le stesse cose rispondendo alle sue domande: “Sì papà, sto bene. A scuola va tutto ok. Ti voglio bene”. Eppure, ogni volta era un’emozione e il papà era con noi. Con noi quattro figli e con la mamma.

Vicino a casa c’è un luogo speciale davvero. Lì, in quel cerchio dovremmo mettere una panchina, un albero che porti l’ombra, un fiore che sbocci a Primavera perchè la nostalgia e la fatica della lontananza, possano trovare conforto.