Vasi comunicanti

by Claudia Beggiato

Stavo pensando a quanta dolcezza ha una lettera scritta a mano, una lettera che cela tra le righe e gli spazi bianchi, il respiro di chi l’ha scritta.
La scrittura manuale è quasi scomparsa; l’avvento del computer, della mail, dei telefonini hanno trasformato ciò che era uno dei mezzi principe della comunicazione, in qualcosa prodotto in serie, uniformato.
Attraverso la scrittura e la comunicazione faccia a faccia, è possibile manifestare noi stessi e i nostri pensieri, ciò che siamo.

Parlando, scrivendo, la comunicazione ha più livelli. Nella comunicazione verbale esistono il suono, la gestualità, i silenzi, la voce che si uniscono alla parola. In un testo scritto a mano, la calligrafia, la pressione nel foglio, il segno, gli spazi bianchi, la punteggiatura, diventano simboli di un qualcosa di più. Se pensiamo alla calligrafia, essa svela aspetti di un intero mondo interiore. Non a caso la grafologia è l’arte che insegna a decifrare i segni.

Se analizziamo ad esempio le diverse fasi dell’apprendimento, ricorderemo tutti il momento difficile in cui ci fu chiesto di cominciare a scrivere in corsivo. Non è affatto un caso che alcuni studiosi abbiano riscontrato la perdita dell’uso del corsivo in molti ragazzi. E’ una cosa da non sottovalutare: scrivere in corsivo vuol dire tradurre il pensiero in parole, in unità semantiche, mentre scrivere in stampatello vuol dire selezionarlo in lettere, spezzettarlo. Il corsivo è musica, ha un respiro, un tempo e una continuità di pensiero che non esiste nello stampatello.

L’avvento della tastiera, essa sia di un PC o di un telefonino, ha eliminato e creato un sistema di scrittura completamente diverso, fatto di sillabe, di acronimi, di segni convenzionali e sigle varie che portano a un “scarnificazione” del messaggio. Il messaggio si fa crudo, breve, manca la sintassi e il respiro.

Questa è la società della non comunicazione, laddove bombardati da messaggi che tendono a omologare il nostro pensiero indirizzandoci verso gusti e mode cui ci si deve conformare, non siamo più capaci di comunicare. C’è quasi paura a esporsi, paura a esprimere concetti. C’è paura nel mostrarsi come siamo e non si corre più il rischio di “essere davvero se stessi”.

La comunicazione si è ridotta all’uso di mail, di social network, dove per la maggior parte si leggono cavolate.

Il nostro presente e il futuro hanno nuove modalità, questo è certo. Se vogliamo continuare a comunicare senza perdere questa capacità, è nostro dovere cercare di recuperare il meglio e il vantaggio da tutto ciò che la tecnologia ci offre tentando di insorgere quando capiamo che forse, tutto questo, è troppo. Ognuno di noi può fare qualcosa.

Internet è un mondo, la mail è fondamentale, il telefono indispensabile. Eppure siamo noi esseri umani che attraverso le nostre dita formuliamo concetti, che possiamo fare la differenza portando alla luce ciò che pensiamo e siamo, senza paura.

Io sono certa che siamo ancora capaci di scrivere, di parlare, di leggere. Sono vasi comunicanti…

La comunicazione è la manifestazione dei nostri pensieri. Il mezzo non è la comunicazione. La comunicazione siamo noi.